
Affondata il 10 giugno 1918 dai Mas italiani, la corazzata dall’Impero Asburgico giace a 70 metri al largo dell’isola di Premuda. La prima spedizione italiana sull’imponente corazzata il cui affondamento fu deciso per le sorti dell’Italia al termine della Grande Guerra.
Comunicato stampa ufficiale
Nel
giugno del 1918 il Capo di Stato Maggiore della Marina Austro-Ungarica
ammiraglio Nikolaus Horthy, futuro reggente d’Ungheria, pianificò
un’incursione contro lo sbarramento navale di Otranto che ostruiva
l’accesso al mare aperto alla Marina Asburgica, confinata nel Mar
Adriatico; contemporaneamente avrebbe dovuto aver luogo un’offensiva
sulla fronte del Piave. La squadra navale con le corazzate Szent Istvan e
Tegetthoff salpò da Pola il 9 di Giugno 1918; all’alba del 10 Giugno il
capitano di corvetta Luigi Rizzo, impegnato con i Mas 15 e 21 in
un’operazione di rastrellamento di mine al largo dell’isolotto di
Lutrosnjak, entrò fortuitamente in contatto con la flotta
Austro-Ungarica.
Sfruttando al meglio le caratteristiche dei veloci
motoscafi anti-sommergibili, grazie ad un coraggioso ed occulto
avvicinamento, a meno di 500mt. di distanza Rizzo riuscì nell’intento di
affondare la corazzata Szent Istvàn (Santo Stefano), fiore
all’occhiello della marina nemica. Il contraccolpo psicologico
dell’azione ebbe ripercussioni morali talmente forti da impedire nel
corso della Grande Guerra qualsiasi altra operazione navale alla
monarchia mitteleuropea e da divenire ad oggi la data della Festa della
Marina Militare Italiana.
Oggi questo importante relitto è sottoposto alla attenta
tutela del Governo della Repubblica di Croazia; dal 5 al 15 Luglio u.s.
il Ministero della Cultura Croato ha concesso il suo patrocinio alla
IANTD (International Association of Nitrox & Technical Divers) per
svolgere una spedizione ufficiale sul relitto della corazzata
austro-ungarica K.u.K. “Szent Istvàn” (Santo Stefano), affondata, il 10
Giugno 1918 da parte dei Mas italiani comandati dal Capitano di Corvetta
Luigi Rizzo. Alle
immersioni su questo relitto di enorme importanza storica hanno
partecipato dodici istruttori e subacquei IANTD esperti nell’utilizzo di
miscele trimix e nitrox, svolgendo un totale di 98 ore di immersione
alla profondità massima di 67 mt.
Per la prima volta otto subacquei italiani hanno potuto immergersi ed
esplorare il sito subacqueo del relitto della corazzata Santo Stefano,
avendo ottenuto i regolari permessi rilasciati dal governo croato; essi
sono: Fabio Ruberti, organizzatore e capo spedizione, Carla Binelli,
responsabile organizzativa, Cesare Balzi, Andrea Bolzoni, Massimiliano
Canossa, Raffaele Laghezza, Claudio Parisotto e Marco Valenti. Tutti i
subacquei hanno utilizzato equipaggiamento Acquamarina & Dive Rite.
Della
spedizione facevano parte inoltre quattro componenti croati, anch’essi
istruttori e subacquei IANTD esperti nell’uso delle miscele: Neven
Lukas, fiduciario della IANTD per la Croazia, Toni Plancich, Jurica
Bezak e Jasen Mesich, quest’ultimo archeologo subacqueo del Ministero
della cultura croato.
L’iniziativa è stata supportata dai seguenti Training Facility IANTD:
Acquamarina di Marina di Pisa, Medvescak Sava di Zagabria, Nautica
MareDive di Verona, Osso di Seppia di Bocca di Magra, Underwater Team di
Trento. Sponsor dell’impresa sono state le ditte di equipaggiamento per
la subacquea tecnica Acquamarina e Dive Rite.
La spedizione ha avuto luogo grazie agli accordi intercorsi da lungo
tempo tra Fabio Ruberti, titolare per Italia, Slovenia e Croazia
dell’agenzia di istruzione subacquea IANTD ed il Ministero della cultura
croato che aveva utilizzato i servizi dell’agenzia per addestrare i
suoi archeologi subacquei all’uso di miscele trimix per le immersioni a
quote profonde; il consolidato rapporto di stima ha permesso di superare
le notevoli difficoltà burocratiche e politiche per ottenere un
permesso speciale di immersione su questo enorme relitto, praticamente
inesplorato, visitato fino ad oggi solamente da quattro spedizioni
ufficiali che avevano ottenuto il beneplacito per immergersi nelle acque
a largo di Premuda; l’unica presenza italiana risale ad una fugace
comparsa nel 1990, ma non portò ad alcun risultato a causa delle avverse
condizioni atmosferiche.
Lo svolgimento di una serie di immersioni sul relitto di una nave come
la Santo Stefano è un fatto eccezionale, non solo per le sue enormi
dimensioni (21.254 tons. per oltre 150 mt di lunghezza), ma soprattutto
per il grande valore storico che questo relitto porta con sé.
Ricorrendo
quest’anno l’ottantacinquesimo anniversario dell’affondamento, la
spedizione aveva anche uno scopo celebrativo, oltre a ricordare l’epica
azione del Comandante Rizzo, in memoria dei circa cento caduti della
Szent Istvàn, è stata deposta congiuntamente dalla IANTD e dal Ministero
della cultura croato, una corona commemorativa, a sancire un
riavvicinamento tra le due sponde dell’Adriatico.
Fabio Ruberti
Marina di Pisa 23 luglio 2003
Immagini storiche
Preparazione della spedizione
La spedizione
Resoconto Spedizione
Il resoconto della Spedizione, scritto da Fabio Ruberti, è stato pubblicato
sul numero di SUB di Gennaio 2004.